“Erettione della Spetiaria in questo n[ost]ro Monasterio. A dì 18 Marzo 1652 fu eretta la Spetiaria per ser[vizio] e con l’approbatione di Mons[igno]re Ill[ustrissi]mo nostro Vescovo, si nominò per Spetiale D[onna] Anna Maria Riccioni Romana; la spesa sarà notata qui a perpetua memoria”. Mons. Gaspare Cecchinelli aveva voluto questa farmacia come un prezioso servizio a tutta la popolazione di Montefiascone e come onesta fonte di sostentamento per le monache. La Spezieria fu collocata nella torretta del monastero, sotto la guida della monaca benedettina Anna Matia Riccioni ma poi fu trasferita al piano terra, vicino all'orto dove si coltivavano le piante medicinali. Il corredo era formato da vasi e brocche modellate nella vicina Bagnoregio da maestri vasai come Gabriello Gabrielli. Il colore azzurro domina tutta la collezione, suggerito dalle raffinate maioliche veneziane, tanto in voga nel '600. “Il fondo comprende anche vetri (albarelli e rocchetto), bronzi (mortaio con relativo pistello), un mortaio di ferro, uno in porfido e trentacinque scatole da farmacia. Inoltre, ci sono 52 esemplari di ceramiche di tre diversi formati (albarelli, brocchette e grandi vasi) uniformi per decorazione (tutti a smalto berettino con disegni blu) recanti frontalmente l’immagine di san Benedetto giovani e posteriormente la data (1652 e 1657); ognuno riporta sul cartiglio una scritta diversa relativa al medicamento che doveva contenere”. Nel monastero sono rimasti due albarelli di vetro, un mortaio in porfido e uno in bronzo ed una scatola per la conservazione dei medicamenti. Sono conservati anche pregevoli volumi della Spezieria, quali: Gio. Mesne, Dei Semplici Purgativi, tradotti da Giacomo Rossetti, Venezia, Alessandro de’ Vecchi, MDCXXI; I Discorsi di M. Pier Andrea Matthioli Sanese, Venetia Presso Marco Ginammi, MDCXXXV; Antidatarlo Romano Latino, e Volgare tradotto da Ippolito Ceccarelli, Roma, Domenico Manelfi, MDCLI ed altri testi fino al 1870. È conservato anche il prezioso e raro Breve cenno sul morbo cholera asiatico e pratica istruzione popolare sul modo di curare ed assistere gli infermi attaccati dal morbo, scritta da Fra Felice da Montefiascone laico infermiere cappuccino a vantaggio comune, ed in specie di chi non può avere in pronto la presenza del Medico. Viterbo, presso Sperandio Pompei, 1865. Le Benedettine si dedicarono alla farmacia fino alla seconda metà dell'800. Nel 1920 dopo la prima guerra mondiale, il corredo della spezieria stava per essere alienato per avere qualche ingresso economico per poter vivere, però, requisito dalla Soprintendenza alle Gallerie e Musei Medievali e Moderni e agli Oggetti d'Arte del Lazio e degli Abruzzi. Il soprintendente Federico Hermanin, considerato il notevole valore artistico della collezione, per evitarne la dispersione provvide a metterla sotto tutela nei depositi del Museo Nazionale del Palazzo Venezia. Solo negli anni '90 la collezione è stata recuperata dai depositi, ricostruita, catalogata, studiata, restaurata e, per la maggior parte, esposta in una grande vetrina nella sezione ceramiche della struttura, la cui nascita risale al 1916 quando l'edificio venne scelto come sede di un grande museo d'arte.