Storia del Monastero - Le origini
La notizia più antica (anno 1301), sul posto, è fornita dalle campane del monastero. Una di esse, detta di san Pietro, porta questa iscrizione: “AVE GRATIA PLENA ANNO D[OMI]NI MCCCI TE[M]PORIBUS PRESBITERI PETRI MSSO (?) MATTEUS DE VITERBIO ME FECIT”. Tuzio de Rubeis, detto Femminella, il 20 giugno 1363 lasciò alcuni beni al monastero di Santa Bibiana di Montefiascone. Ciò potrebbe far supporre che questo fosse il nome primitivo del luogo. Ipotesi suggerita anche dalla terracotta dei “Della Robbia”, ora in Cattedrale, che rappresenta la Vergine con ai lati santa Bibiana e san Benedetto. Il nome attuale potrebbe, forse, derivare dal distrutto monastero dei monaci benedettini di san Pietro, costruito in riva al lago di Bolsena, sotto le pendici del monte Celso, nominato da Leone IV nella bolla del 7 marzo 852 indirizzata al vescovo di Tuscania Virobono (Omobono). Le invasioni barbariche costrinsero i monaci a ritirarsi a Firenze. I loro beni passarono prima a San Giovanni in Laterano a Roma, fin quando Urbano V, nel 1369 costituì in diocesi Montefiascone, li passò ai capitolari di Santa Margherita di Montefiascone; tanto più che, secondo la leggenda, le reliquie di Santa Margherita furono portate, per un certo tempo “ad Ecclesiam B. Petri vallis Praelatae iuxta lacum volsinium.” Nell’archivio monastico troviamo la data più antica in un atto di procura del “nobilis spectabilis vir Argontinus” del 22 dicembre 1470. Altri documenti portano la data del 1493, del 6 Gennaio 1494 e del 15 Ottobre 1498: in questi ultimi si parla sempre di Donna Leonarda, “habatissa monialium monastererij Sancti Petri de Montefiascone”, come si legge nel documento del 1493, la stessa che dal 13 marzo 1510 farà costruire a mastro Pietro Scalpellino il dormitorio prospiciente via Verentana. Nello statuto comunale del 1471 si stabilisce che il tesoriere debba dare in elemosina alle monache benedettine cinque libre annue, affinché preghino per la concordia e la pace della città. La prima notizia presente nell’archivio vescovile è la visita pastorale alla chiesa di san Pietro il 17 febbraio 1487. Nella visita pastorale fatta da Mons. G. Cecchinelli nel 1630 alla chiesa di San Pietro delle monache, si legge che il Monastero delle benedettine di Montefiascone possedeva anche una vigna “in valle perlata in vocabulo Le Molaie” Le mura della costruzione monastica, come il salone, il piano terra e il primo piano e soprattutto le strutture murarie e architettoniche che salgono dal profondo delle cantine, attestano l’antichità della costruzione. La peculiarità di questi vani è costituita dalla presenza di robusti archi diaframma che, emergendo dalle pareti o dai pilastri ad esse addossati, sorreggono il soffitto ligneo, in gran parte sostituito. Questi sostegni presentano una tipologia analoga a quelli che, a Montefiascone, scandiscono i saloni della Rocca papale. L’utilizzo degli archi a tutto sesto come sostegno della copertura dei vani, che si osservano ancora oggi in alcuni locali del monastero di San Pietro, risponde a un sistema molto diffuso nell’architettura viterbese, sia religiosa che civile, a partire dalla seconda metà del secolo XIII, soprattutto ad opera dei monaci Cistercensi. Gli ambienti del piano seminterrato del monastero delle Benedettine di Montefiascone riproducono questa diffusa tipologia, suggerendo così una loro collocazione cronologica al secolo XIV. Affreschi Nel 1972 fu sfondato un grosso muro che separava il così detto Comunichino dalla chiesa e vennero alla luce affreschi dell’epoca giottesca. Nella nicchia del fondo è dipinta La SS. Trinità: il Padre Eterno che regge tra le braccia il Figlio in croce ed emana lo Spirito Santo; a destra e a sinistra della nicchia stessa, la Vergine e l’angelo Gabriele che rappresentano l’Annunciazione. Una relazione della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma, del 31 agosto 1925 annotava che l’immagine nella nicchia fu scoperta nel 1907, quando fu rimossa “la terra cotta della Robbia, che vi si trovava”, trasferita in Cattedrale. Nella parte sinistra della nicchia è dipinta una Madonna col Bambino, resto dell’Adorazione dei Magi. Si legge nella schedatura dell’ottobre 1984 della Soprintendenza “che potrebbero risalire alla fine del secolo XIV e che hanno evidenti influssi senesi”. Nella parte superiore della stessa parete del fondo si vedono le teste degli Apostoli Pietro e Paolo e una figura femminile con vestito rosso e braccia stese: questa immagine somiglia molto alla Madonna Madre della Chiesa nel monastero benedettino di Subiaco. Nella parete destra c’è un affresco finemente incorniciato che rappresenta lo sposalizio di santa Caterina vergine e martire e l’immagine di san Michele arcangelo: sono di ignoto pittore di ambito viterbese del secolo XV. Sulla stessa parete è dipinto, certamente in epoca più recente, forse seconda metà del secolo XVI, un maestoso pontefice in trono e, vicino, una santa in abito marrone. Sicuramente non si tratta di S. Pietro né di S. Maria Maddalena penitente (a motivo dei capelli lunghi): i due personaggi farebbero pensare piuttosto ad Urbano V ed a Santa Brigida di Svezia che venne qui a Montefiascone a incontrare il Papa. Ancora sulla stessa parete è raffigurata una monaca, forse S. Scolastica di ignoto pittore laziale del secolo XVII.
"Memoria della fondazione del Venerabile Monastero di S. Pietro di Montefiascone che segui nel anno 600 della Morte di Nostro Signore. Sono più di dieci secoli, che con somma prudenza, ed arte fu fondato questo nostro Monastero di S. Pietro qui in Montefiascone"
Dall'archivio del Monastero